06 giugno 2010

Piccoli silenzi ideali

Un libro made in Usa, l'ultimo cd di Capossela, il passo di un gatto che si avvicina, la performance della Abramovic... Vedi alla voce "cercare un senso in un mondo di rumore"

Se non fosse per prof e maestre che ancora intimano "silenzio!" in
classe, non c'è più nessuno che abbassi la manopola del volume per
noi, e il rumore è diventato un'entità nemica, astratta, manipolata,
estranea. Emergenza sanitaria. Produciamo suoni per schermarne altri;
per proteggerci ci escludiamo dalla percezione dell'esterno. Orfani
coscienti di giorno dell'equilibrio tra rumore e quiete, anche mentre
dormiamo i lampi di traffico e complici fanno salire pressione,
stress, battiti cardiaci. Ma se ricominciassimo ad ascoltare il mondo,
forse imporremmo un altro suono. E' ora di cambiare la nostra dieta
acustica. Per una somma di ragioni commerciali, ambientali e
culturali, ci ritroviamo indifesi in una vita di rumori non decisi da
noi. In attesa che questa catastrofe ambientale venga presa sul serio
dalle alte sfere (municipali, europee), il silenzio e la sua necessità
sembrano riaffiorare nelle nostre giornate: in modo ancora imperfetto,
casuale, disorganizzato. Ma il suo tornare a farci visita e ad
attrarci è l'inizio di una rivoluzione.
Dietro un muro di auto in coda, u uomo di mezza età seduto sull'unica
panchina, sotto l'unico albero di una piazza, lavora al computer
protetto da cuffie gigantesche; le stesse che sottopongono a rischi
seri roller, ciclisti, "podoni" (meglio l'orginale podestrians), che
s'immettono nel traffico senza guardare, né sentire. In alto, queste
nevrotiche nuvole di maggio ricordano come la grande Nube islandese
(vera prof di una volta) sia stata accolti da molti come silenziatore
universale.
A una sorta di monumentale e straziante impatto zero sonoro,
richiameno tutte queste domeniche primaverili cittadine di maratone,
corse, pedalate;
anche se forse la più efficace e consolatoria è
stata la giornata di silenzio preelettorale di marzo. Aumentano i
momentanei e spesso di facciata ritiri in convento o i guerrieri slow
motion di tai chi nei parchi. Scendo le scale mobili, consapevole che
a Milano si è da poco tenuta la prima udienza in Italia che metta
sotto accusa non solo le Metropolitane milanesi per il fragore di
convogli (in un tratto la linea 3 supera i brutali 111 decibel), ma
anche la proiezione di filmati pubblicitari a squarciagola sulle
banchine di attesa.
Il silenzio, o almeno un'umanistica assenz di rumori, ci colpisce in
profondità. Centinaia di "visitatori" dell'installazione vivente di
Marina Abramovic al Moma, The artist is Present, non hanno retto al
mutismo incarnato e si sono commossi, come si vede nelle foto di Marco
Anelli (www.marinaabramovicmademecry.tumblr.com). Penso che The Road,
il film appenauscito e tratto dal celebrato romanzo di McCarthy
ferisca più l'afonia materiale di tutto quello che non esiste o
funziona più che per le tragedie umane ed ambientali. Il nuovo romanzo
di Don DeLillo, Point Omega, è il libro più zitto mai scritto:
descrive il tentativo di un anziano stratega militare e di un giovane
regista di isolarsi nel più ampio spazio possibile, un deserto sen/
punti all'orizzonte, per sfuggire all'implacabile countdown nelle
città, di comunicazione, trasporti, lavoro, luoghi dove il tempo è
stato scippato alla natura e embedded nell'artificiale. L'omega è la
fine della coscienza umana, "un salto fuori dalla biologia": seduti
seduti su un porticato davanti alla sabbia crepuscolare, non dicono
nulla che vada ascoltato.
Che senso hanno le dormienti ghost tracks sempre più presenti nei
dischi? (Nell'ultimo di Capossela - Da solo - il GAP sonoro tra gli
ultimi due brani, dura sette minuti e diciannove secondi. Qualcosa
risponde il suo brano inedito, "Porto rancore al silenzio", che si
trova in rete). Qual è, tra le cose umilianti, lo scopo dell'acufene,
quel fischio all'orecchio sempre più diffuso, inspiegabile,
refrattario alle cure? E' un filtro, un ammortizzatore tra il fruscio
di fondo dei pensieri, quando questi diventano troppo confusi, e
quello esterno che spesso sembra volerco divorare?
Meglio che le pubblicità ripetute dagli schermi delle stazioni: il
treno non arriva, il messaggio ripetutamente sì?
La cultura è evoluzione verso il silenzio, come diceva all'inizio del
Novecento l'attivista antirumore Theodor Lessing? Speriamo non
soltanto, ma decenni di passività rispetto alla colonna sonora della
vita ci hanno fatto scordare che la pace non è tanto assenza di
disturbi quanto la capacità di distinguere tra stimoli importanti e
no; è una razione calma al mondo. L'anno prossimo l'IPod compie dieci
anni: la ragione del suo successo forse l'averci restituito un flusso
continuo di esperienza contro tutte le discontinuità fastidiose a cui
siamo sottoposti in luoghi e non luoghi. (Il prezzo è l'isolamento e
il rischio della sordità). Nato per l'ascolto, è diventato lo
strumento per non sentire.
Non avrei visto con chiarezza questi pensieri che pur mi accompagnano
da sempre (basta il ritiro notturno del vetro sottocasa - il mio punto
omega acustico), se non avessi letto un'inchiesta spartiacque (sta al
rumore come il libro "Se niente importa" di Jonathan Safran Foer al
consumo di carne): "In Pursuit of Silence" di George Prochnik,
scrittore e giornalista di Brooklyn. Il sottotitolo spiega meglio lo
scopo dell'indagine che non è quella di individuare il silenzio
assoluto (indefinibile e semmai vincolato a religione, mediazione,
isolamento e morte), ma cercare un senso in un mondo di rumore.
Prochnik spiega che "alla base della ricerca c'è il fatto che ho
sempre avuto grande affinità con il silenzio. Forse per la mia
passione per la lettura. Invecchiando mi sono accorto che ce n'è
sempre meno a disposizione e ho voluto capire se era così, o stavo
solo diventando un vecchio rompiballe. Non parlo della pace per pochi,
di penthouse perfettamente isolate, di terme, viaggi o riti
spirituali: parlo del silenzio democratico, quello in cui crescono i
bambini e tutte le persone in una città come New York. Ho cercato di
capire se ci sono le premesse per un nuovo atteggiamento, dove le
persone vogliano di nuovo ascoltare l'altro e il mondo. Mi sono accorto che oggi stiamo tutti cercando di proteggerci da un ambiente ad alto volume e che con la sua aggressività ci traforma in individui isolati e spaventati. Maascoltare è condizione dell'empatia. Mentre il rumore è una delle cause dirette di quest'epoca di distrazione costante r di iperstimolazione. Stiamo diventando creature costruite di rumore: cercare sempre più stimoli riduce la nostracapacitò di sentire".
Nella sua ricerca di "quell'equilibrio di suono e pace che ottimizza la nostra percezione sensoriale", l'autore ha incontrato astronauti che delle loro passeggiate nel vuoto ricordano un silenzio descrivibile soltanto come una vista potenziata. Ha scoperto quanto il silenzio sia stato l'aiuto fondamentale per i fanti impegnati in Iraq (la legge per sopravvivere è: stop look listen smell, e di notte niente è più prezioso dell'udito). Dalla scienza ho imparato che una delle armi brutali di Hitler erala fraquenza della sua voce: un valore costante di 228 vibrazioni, prossimo alle 220... (segue)

da D di Michele Neri
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