Preferiti e segnalati
31 dicembre 2010
18 dicembre 2010
02 dicembre 2010
29 novembre 2010
da Guernica
23 novembre 2010
12 novembre 2010
In orbita
Ci siamo presi il nostro tempo per decidere
Con la filosofia del grande Snaporaz
Abbiamo scelto che non volevamo scendere
Da questa giostra che ci fa girar la testa
E che ci tiene in orbita
Dentro a una giungla sopra a un tetto di Parigi
Mentre ammiravo le tue ali di farfalla
Abbiamo immaginato di essere felici
Come due bimbi proprietari di una stella
In una febbre tropicale al polo sud
sognai i miei vecchi sorridenti in riva al mare
Mentre guardavano la mia barca andare via
Benedicendo la mia rotta dentro al cuore
Perchè ogni tempo porta dentro un dispiacere
Perchè ogni giorno porta dentro un pò d'amore
Che ci tiene in orbita
Dentro un locale messicano di Shanghai
Ho immaginato meno spreco di dolore
Ho vista appesa al muro l'onda di Hokusai
Mi ha ricordato che ogni cosa può cambiare
Su questa giostra che ci fa girar la testa
E che ci tiene in orbita
06 novembre 2010
03 novembre 2010
14 ottobre 2010
30 settembre 2010
24 settembre 2010
Gli Italiani e il calcio
29 luglio 2010
L'estate sta arrivando e un anno se ne va...
19 luglio 2010
Le essenze
Anche se da lontano non si sente, il profumo della rinuncia alle migliori essenze sul mercato, conserva una sua apparenza specifica. Il mercato della carne e il mercato del pesce sono piuttosto vicini e questo non favorisce la convivenza tra le specialità in vendita.
Per esempio, la carne dovrebbe essere mangiata dopo il pesce, che puzza quasi subito..
quindi non esiterei a mettere in prima fila i banconi del pesce, il cui odore in ogni caso si riconosce facilmente e poi la carne, che non gode di buona salute, anche in virtù del caldo che fa in questi giorni.
12 luglio 2010
The Basics of a Dynamic Cover Letter (translated)
Una "cover" evidenzia gli aspetti della tua esperienza che son più utili al potenziale datore di lavoro, e puoi guadagnare punti sapendo quali siano questi aspetti. Gli addetti alle risorse umane hanno in gestione centinaia di CV, specilmente quando annunciano una posizione vacante. Questi impiegati sono anche estremamente indaffarati.
Spesso l'addetto all'esame del CV scruta ogni curriculum solo per pochi istanti. La tua "cover" può puntare a mettere a fuoco le competenze, il talento e l'esperienza che il dato di lavoro sta cercando: la tua "cover" può spiegare ciò che il tuo CV non può. Se avessi larghi vuoti nella tua carriera lavorativa oppure stai rientrando nel mondo del lavoro o modificando gli oiettivi di carriera, una "cover" pùuò affermare queste esigenze esprimendole in senso "positivo".
Una "cover" può avere la stessa funzione di un obiettivo di lavoro sul tuo CV, espandendolo. Alcuni candidati sono riluttanti a porsi dei limiti inserendo dei limiti nel proprio CV. Benché sia meglio per un job-seeker focalizzarsi sul tipo di lavoro desiderato, più specificatamente possibile, potresti in ogni caso essere aperto a più di un'opzione.
Ad ogni modo una "cover" è una piccola finestra sulla tua personalità.
Una buona "cover" può suggerire ad un datore di lavoro, "mi piacerebbe tenere a colloquio questa persona, suona come qualcuno che mi piacerebbe conoscere meglio. Questa assomiglia proprio al tipo di persona dinamica di cui l'azienda ha bisogno".
Tre tipi di cover
Esistono approssimativamente tre tipi di "cover", ognuna corrispondente ad un diverso metodo di ricerca lavoro. La maggior parter dei job-seekersnoteranno che non fanno uso di nessuna di queste tipologie, bensì di una combinazione di queste tre.
Per capire i tre tipi di "cover" è conveniente far riferimento a questi tre tipi di ricerca-lavoro.
Soltanto un quinto del mercato del lavoro è quello che consideriamo "aperto". Ciò significa che al più il 20% delle finestre su questo mercato sono note al pubblico.
Il principale canale di informazione relativo a queste finestre sono le offerte di lavoro sui siti web, così come sui giornali cartacei e le varie pubblicazioni. Le agenzie di reclutamento e gli istituti di ricerca esecutivi sono un'altra risorsa verso le posizioni di mercato aperte. Il primo tipo di "cover" è una lettera su invito, cioè la risposta ad un annuncio.
La "cover su invito" ti offre la possibilità di rispondere alle caratteristiche richieste nell'annuncio. Puoi proporre al datore di lavoro i requisiti richiesti perché, avendoli individuati in precedente, li conosci; è tutto specificato nell'annuncio.
Un altro 40-50% delmercato è "chiuso", il che significa non poter trovare posizioni libere a meno di non scavere in profondità. E questo in genere significa compilare una lista di tutte le aziende del tuo campo per le quali potresti essere interessato a lavorare e contattarle per richiedere un colloquio. Ovviamente questo significa che alcuni job-seekers manderanno un gran numero di CV accompagnatoda un tipo di "cover" che chiamiamo uninvited o lettera formale.
Questo strumento può essere molto efficace, specialmente se disponi di un set specifico di aziende per le quali vorresti lavorare e di una specifica località preferita.
Questo tipo di "cover" presuppone un approccio "proattivo" alla caccia al lavoro piuttosto che un approccio "reattivo", nel quale tu principalmente non fai che rispondere all'annuncio. Può essere uno strumento eccellente per scovare posizioni nascoste per le quali non si suppongono finestre aperte. La tua lettera può suscitare un'impressione a cui farai riferimento e che sfrutterai non appena si avrà una posizione vacante. Potresti ritagliarti uno spazio tale da convincere il datore di lavoro che la Compagnia ha bisogno di qualcuno con il tuo talento.
Infine, potresti ottenere un'intervista nel quale il datore di lavoro ti inserisca nel campo più utile per te.
Quando è possibile, ogni "cover" dovrebbe essere spedita ad un singolo nominativo e con una lettera uninvited questa raccomandazione è particolarmente vera.
Gla addetti al personale più importanti nella Florida Centrale, per esempio, buttano via qualsiasi lettera non sia indirizzata esattamente a loro.
Se vuoi ottenere un colloquio e intraprendere un lavoro devi esimerti da utilizzare saluti del tipo: "Caro Signore o Signora", "Gentleman", "Caro direttore delle risorse umane" o "A chi può interessare". Questi tipi di salutono mettono in allerta il datore di lavoro circa il tuo interesse a prendere in considerazione ciò che lui ti offre.
Il job-seeker di successo continuerà a pianificare i colloqui che sta cercano anche quando il datore di lavoro risponderà che non vi sono finestre aperte.
Il datore di lavoro si anoierà data la tua insistenza nel cercare un colloquio? Probabilmente no. Sono affascinati da determinazione e ambizione. La tua persistenza indica che tu realmente vuoi lavorare per quell'azienda.
Quando assumiamo un approccio ... funziona pressappoco sempre, a patto che tu non ne faccia un uso tale da annoiare il datore di lavoro.
L'ultimo tipo di "cover" è cugina molto stretta della uninvited. Anche questa non è "su richiesta". Comunque vi è riportato il nome di una persona nota a cui è indirizzata. Chiameremo questo tipo di "cover", lettera referenziata.
Le lettere referenziate sono il prodotto di un'attività di networking, che molti esperti affermano essere il miglio strumento di "caccia al lavoro". Nella sua forma più semplice fare network diviene la risorsa primaria cui ognuno di noi attinge per cercare lavoro.
Lettere referenziate possono provenire da una gran varietà di situazioni. Potresti infatti trovarti a parlare con qualcuno ad un meeting di una associazione merceologica relativo al tuo campo, che ti indicherà una posizione aperta di cui questa persona conosce l'esistenza.
Un conoscente, ad una festa, potrebbe suggerirti per un impiego in cui necesiti la tua esperienza. Un amico potrebbe indicarti un impiego di cui è a conoscenza perché interno alla Ditta.
Il valore di una lettera referenziata è nel suo stesso nome. Se riesci ad acquisire l'attenzione del potenziale datore di lavoro menzionando qualcuno che lui stesso conosce e rispetta, già nella prima linea della lettera, otterrai un importante vantaggio sulla concorrenza.
Alcune variazioni sul tema nelle lettere referenziate comprendono approcci del tipo: "John Ross del Technology Unlimited è condidataper le posizioni aperte tra gli analisti di sistema", "Ho incntrato Mary Jones la settimana scorsa e mi ha ricordato che potresti cercare qualcuno con esperienza in book marketing", "il mio consigliere, Claude Brachfeld, non tralascia mai di riferirmi le vostre innovazioni nel campo dei superconduttori" sarebbe raro imbattersi in un datore di lavoro che non conceda un colloquio ad un candidato con queste credenziali.
Considerazioni finali
Ricorda che una "cover" è forse la parte più importante di una corrispondenza postale.
Il prodotto sei tu.
Come con ogni altra lettera, stai provando a motivare un comportamento specifico. Vuoi che un datore di lavoro ti chiami e ti inviti ad un colloquio. Una "cover" dinamica può attrarre l'attenzione del datore di lavoro e suscitarne l'interesse.
05 luglio 2010
Burocratia
03 luglio 2010
20 giugno 2010
07 giugno 2010
Un sintomatico stato d'ansia
06 giugno 2010
Piccoli silenzi ideali
Se non fosse per prof e maestre che ancora intimano "silenzio!" in
classe, non c'è più nessuno che abbassi la manopola del volume per
noi, e il rumore è diventato un'entità nemica, astratta, manipolata,
estranea. Emergenza sanitaria. Produciamo suoni per schermarne altri;
per proteggerci ci escludiamo dalla percezione dell'esterno. Orfani
coscienti di giorno dell'equilibrio tra rumore e quiete, anche mentre
dormiamo i lampi di traffico e complici fanno salire pressione,
stress, battiti cardiaci. Ma se ricominciassimo ad ascoltare il mondo,
forse imporremmo un altro suono. E' ora di cambiare la nostra dieta
acustica. Per una somma di ragioni commerciali, ambientali e
culturali, ci ritroviamo indifesi in una vita di rumori non decisi da
noi. In attesa che questa catastrofe ambientale venga presa sul serio
dalle alte sfere (municipali, europee), il silenzio e la sua necessità
sembrano riaffiorare nelle nostre giornate: in modo ancora imperfetto,
casuale, disorganizzato. Ma il suo tornare a farci visita e ad
attrarci è l'inizio di una rivoluzione.
Dietro un muro di auto in coda, u uomo di mezza età seduto sull'unica
panchina, sotto l'unico albero di una piazza, lavora al computer
protetto da cuffie gigantesche; le stesse che sottopongono a rischi
seri roller, ciclisti, "podoni" (meglio l'orginale podestrians), che
s'immettono nel traffico senza guardare, né sentire. In alto, queste
nevrotiche nuvole di maggio ricordano come la grande Nube islandese
(vera prof di una volta) sia stata accolti da molti come silenziatore
universale.
A una sorta di monumentale e straziante impatto zero sonoro,
richiameno tutte queste domeniche primaverili cittadine di maratone,
corse, pedalate; anche se forse la più efficace e consolatoria è
stata la giornata di silenzio preelettorale di marzo. Aumentano i
momentanei e spesso di facciata ritiri in convento o i guerrieri slow
motion di tai chi nei parchi. Scendo le scale mobili, consapevole che
a Milano si è da poco tenuta la prima udienza in Italia che metta
sotto accusa non solo le Metropolitane milanesi per il fragore di
convogli (in un tratto la linea 3 supera i brutali 111 decibel), ma
anche la proiezione di filmati pubblicitari a squarciagola sulle
banchine di attesa.
Il silenzio, o almeno un'umanistica assenz di rumori, ci colpisce in
profondità. Centinaia di "visitatori" dell'installazione vivente di
Marina Abramovic al Moma, The artist is Present, non hanno retto al
mutismo incarnato e si sono commossi, come si vede nelle foto di Marco
Anelli (www.marinaabramovicmademecry.tumblr.com). Penso che The Road,
il film appenauscito e tratto dal celebrato romanzo di McCarthy
ferisca più l'afonia materiale di tutto quello che non esiste o
funziona più che per le tragedie umane ed ambientali. Il nuovo romanzo
di Don DeLillo, Point Omega, è il libro più zitto mai scritto:
descrive il tentativo di un anziano stratega militare e di un giovane
regista di isolarsi nel più ampio spazio possibile, un deserto sen/
punti all'orizzonte, per sfuggire all'implacabile countdown nelle
città, di comunicazione, trasporti, lavoro, luoghi dove il tempo è
stato scippato alla natura e embedded nell'artificiale. L'omega è la
fine della coscienza umana, "un salto fuori dalla biologia": seduti
seduti su un porticato davanti alla sabbia crepuscolare, non dicono
nulla che vada ascoltato.
Che senso hanno le dormienti ghost tracks sempre più presenti nei
dischi? (Nell'ultimo di Capossela - Da solo - il GAP sonoro tra gli
ultimi due brani, dura sette minuti e diciannove secondi. Qualcosa
risponde il suo brano inedito, "Porto rancore al silenzio", che si
trova in rete). Qual è, tra le cose umilianti, lo scopo dell'acufene,
quel fischio all'orecchio sempre più diffuso, inspiegabile,
refrattario alle cure? E' un filtro, un ammortizzatore tra il fruscio
di fondo dei pensieri, quando questi diventano troppo confusi, e
quello esterno che spesso sembra volerco divorare?
Meglio che le pubblicità ripetute dagli schermi delle stazioni: il
treno non arriva, il messaggio ripetutamente sì?
La cultura è evoluzione verso il silenzio, come diceva all'inizio del
Novecento l'attivista antirumore Theodor Lessing? Speriamo non
soltanto, ma decenni di passività rispetto alla colonna sonora della
vita ci hanno fatto scordare che la pace non è tanto assenza di
disturbi quanto la capacità di distinguere tra stimoli importanti e
no; è una razione calma al mondo. L'anno prossimo l'IPod compie dieci
anni: la ragione del suo successo forse l'averci restituito un flusso
continuo di esperienza contro tutte le discontinuità fastidiose a cui
siamo sottoposti in luoghi e non luoghi. (Il prezzo è l'isolamento e
il rischio della sordità). Nato per l'ascolto, è diventato lo
strumento per non sentire.
Non avrei visto con chiarezza questi pensieri che pur mi accompagnano
da sempre (basta il ritiro notturno del vetro sottocasa - il mio punto
omega acustico), se non avessi letto un'inchiesta spartiacque (sta al
rumore come il libro "Se niente importa" di Jonathan Safran Foer al
consumo di carne): "In Pursuit of Silence" di George Prochnik,
scrittore e giornalista di Brooklyn. Il sottotitolo spiega meglio lo
scopo dell'indagine che non è quella di individuare il silenzio
assoluto (indefinibile e semmai vincolato a religione, mediazione,
isolamento e morte), ma cercare un senso in un mondo di rumore.
Prochnik spiega che "alla base della ricerca c'è il fatto che ho
sempre avuto grande affinità con il silenzio. Forse per la mia
passione per la lettura. Invecchiando mi sono accorto che ce n'è
sempre meno a disposizione e ho voluto capire se era così, o stavo
solo diventando un vecchio rompiballe. Non parlo della pace per pochi,
di penthouse perfettamente isolate, di terme, viaggi o riti
spirituali: parlo del silenzio democratico, quello in cui crescono i
bambini e tutte le persone in una città come New York. Ho cercato di
capire se ci sono le premesse per un nuovo atteggiamento, dove le
persone vogliano di nuovo ascoltare l'altro e il mondo. Mi sono accorto che oggi stiamo tutti cercando di proteggerci da un ambiente ad alto volume e che con la sua aggressività ci traforma in individui isolati e spaventati. Maascoltare è condizione dell'empatia. Mentre il rumore è una delle cause dirette di quest'epoca di distrazione costante r di iperstimolazione. Stiamo diventando creature costruite di rumore: cercare sempre più stimoli riduce la nostracapacitò di sentire".
Nella sua ricerca di "quell'equilibrio di suono e pace che ottimizza la nostra percezione sensoriale", l'autore ha incontrato astronauti che delle loro passeggiate nel vuoto ricordano un silenzio descrivibile soltanto come una vista potenziata. Ha scoperto quanto il silenzio sia stato l'aiuto fondamentale per i fanti impegnati in Iraq (la legge per sopravvivere è: stop look listen smell, e di notte niente è più prezioso dell'udito). Dalla scienza ho imparato che una delle armi brutali di Hitler erala fraquenza della sua voce: un valore costante di 228 vibrazioni, prossimo alle 220... (segue)
da D di Michele Neri
04 giugno 2010
Canali Mediaset e Rai su iphone
Il video streaming e’ da parecchio tempo il tormentone degli italiani. Adesso potete gustarvi in full screen i canali tv di Rai e Mediaset direttamente su iPhone.
Tutto cio’ e’ possibile utilizzando un programma gratis
presente su App Store chiamato Streamer che supporta lo streaming audio e video
!
In sostanza dobbiamo avere
a disposizione il link della televisione che vogliamo vedere e lo importiamo all’interno dell’applicazione
e il gioco e’ fatto . I Protocolli supportati sono RTSP
, MMS, HTTP, Shoutcast, Icecast.
Vi presentiamo una
lista di link (tutti legali) da importare tra i bookmark dell’applicazione.
Rai 1 – mms://212.162.68.162/prodtvr1
Rai 2 – mms://212.162.68.162/prodtvr2
Rai 3 – mms://212.162.68.162/prodtvr3
Canale 5:
mms://live.mediashopping.it/enc2-c1
Italia 1
mms://live.mediashopping.it/enc2-c2
Rete 4
mms://live.mediashopping.it/enc2-c3
Rai News 24 – mms://212.162.68.201/_rn24_live_
Rai Sport+ – mms://212.162.68.162/raisport+
Sport Italia – mms://mms.cdn-tiscali.com/sportitalia
Virgin Radio – mms://151.1.245.1/20
Radio 1 – rtsp://live.media.rai.it/broadcast/radiouno.rm
Radio 2 – rtsp://live.media.rai.it/broadcast/radiodue.rm
Radio 3 – rtsp://live.media.rai.it/broadcast/radiotre.rm
Isoradio – rtsp://live.media.rai.it/broadcast/isoradio.rm
31 maggio 2010
Guida alla compilazione di un CV
Scarica qui il testo integrale tradotto in Italiano.
29 maggio 2010
After Gerry e Charles
Oi Chiara, gran festa oggi... Le foto puoi mandarle a Flavi (f.narcisi@libero.it): è crollata sul letto, ma oltre ad essersi sentita - è più che mai il caso di dirlo - bella piena, ha registrato un addormentamento record con sogno incluso sul GRA... Per fortuna, guidata con prudenza..
in riferimento a: chiaranordiodesign (visualizza su Google Sidewiki)25 maggio 2010
20 maggio 2010
Stagioni
Il vento a cento gradi sottozero invece lo cantava Battiato, ma, sebbene quelle temperature facevano e sono ancora parte del clima dell'est, l'est più e più volte mitizzato in musica e parole, ecco, quello stesso vento, solo un po' più caldo, spinge oggi le nuvole ad attraversare il cielo primaverile, ma di un tardo inverno, ad acquietare focolai di ribellione lontanissimi, da est, ma ancora più in la...
"Cos'è che spinge le onde, cos'è che provoca quest'immenso perturbamento di masse d'acqua? Dicono sia il respiro di Dio.." La poetica dei leoni, a chiudere..
Concordato per le case fantasma
Giovedí 20 Maggio 2010
Concordato per le case fantasma
di Davide Colombo e Marco Mobili
La regolarizzazione degli immobili fantasma, il nuovo redditometro, il "pacchetto statali" e l'intervento sulla finestre di pensionamento per anzianità e vecchiaia. Con la postilla, del valore tutto politico, del taglio secco tra il 10 e il 15% degli stipendi di parlamentari e ministri. Sono alcune delle misure della manovra che il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha esposto ieri al presidente del Consiglio.
Gli ultimi particolari circolati ieri, mentre Tremonti incontrava le parti sociali (Cgil esclusa) con il collega Maurizio Sacconi, riguardano il fronte delle entrate. Prende sempre più corpo l'arrivo di un concordato con adesione "a tre vie", come riferiva ieri l'agenzia Radiocor, per la regolarizzazione degli immobili «fantasma». Le possibilità su cui si sta ancora lavorando prevederebbero: la regolarizzazione immediata, entro un bimestre, tramite il pagamento delle imposte dovute relativamente alle ultime due annualità e senza l'applicazione di sanzioni; la seconda strada darebbe al contribuente sei mesi di tempo per decidere di arrivare a patti con il fisco, pagando il dovuto, anche qui senza sanzioni, per le ultime cinque annualità; la terza e ultima opzione, dopo i sei mesi, farebbe scattare anche le sanzioni. L'agenzia del Territorio, dal canto suo, continua la mappatura degli immobili fantasma che potrebbero essere fonte di gettito per l'erario. Al momento, le stime indicano entrate per 1-1,5 miliardi.
Nella manovra potrebbero trovare posto anche le modifiche al redditometro che per entrare in vigore già dal prossimo 1° gennaio, dovranno essere supportate da una legge.
La lotta all'evasione si estenderà anche ai giochi. Chi non paga l'imposta sui giochi, grazie all'incrocio dei dati con l'agenzia delle Entrate, sarà chiamato a pagare le imposte sui redditi. E ciò sia se opera in concessione sia se l'attività è esercitata al di fuori di queste. In sostanza il reddito prodotto da giochi non potrà in nessun caso sfuggire al prelievo erariale. A chi verrà stanato saranno applicate le sanzioni secondo le regole previste per le imposte dirette. E dunque con la possibilità di corrisponderle in misura ridotta o anche in forma dilazionata. Il tutto, ovviamente, previa istanza da presentare all'amministrazione finanziaria.
La manovra, anche alla luce della riorganizzazione del personale dell'Economia approvata con il Dl incentivi, sarà anche l'occasione per la definitiva trasformazione di Aams nella nuova "Agenzia dei Monopoli".
Per quanto riguarda le pensioni è confermato che l'intervento sulle finestre di uscita, che dovrebbe garantire una minore spesa strutturale per 1,5 miliardi l'anno, scatterà dal 2011. Si va dall'ipotesi di chiusura di una sola finestra per anzianità (che ne ha 2 l'anno) e vecchiaia (ne ha 4), fino a quella di allineare tutto il sistema su un'unica finestra di uscita per tutti, con conseguente aumento dell'età di pensionamento di fatto che potrebbe crescere dai 6 ai 12 mesi. Ma sul fronte previdenziale viene confermato anche il rafforzamento dei controlli sulle false invalidità, rispetto alle 100mila nuove verifiche disposte con la finanziaria 2010 e che l'Inps sta già effettuando, anche se non ci si devono aspettare grandi risparmi. Infine ci sarebbe un ripescaggio del vecchio progetto prodiano di razionalizzazione degli enti previdenziali, con la fusione di quelli minori in Inps e Inail, mentre è allo studio il taglio dei budget di una serie di enti strumentali dei ministeri. Previsto, poi, il recupero del controllo della Corte dei conti sulla Protezione civile, mentre diventa probabile lo stop all'attuazione della società Difesa Spa.
Il menù per il pubblico impiego resta quello anticipato negli ultimi giorni, arricchitto dal taglio sugli stipendi dei dirigenti oltre un certo reddito (si veda altro articolo). C'è il blocco del rinnovo del contratto triennale e la proroga dello stop al turn-over (sull'80% delle piante organiche). Più complicata la partita per il semi-blocco delle progressioni automatiche (ci sono problemi di costituzionalità), mentre forse scompare il taglio ai magistrati.
Infine, come detto, il taglio secco sugli emolumenti di politici e parlamentari. Tremonti aveva parlato di «semplice aperitivo» leggendo le cifre circolate negli ultimi giorni. Ora arriva la conferma che il contributo sarà significativo, almeno sul piano simbolico, con un taglio (non si sa se strutturale) del 10 o forse del 15%.
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18 maggio 2010
- non titoli ma fatti
Marinopelato - 17/05/2010Sono un semplice perito industriale, faccio fare la riflessione ai dotti laureati che non devono essere i titoli a fare il progettista, l'artista, il tecnico, ma i fatti, le sue conoscenze gli studi che possono essere paralleli a studi universitari ma non corollati da "titolo" le esperienze, l'osservazione delle cose e del lavoro altrui. Non mi si dica che un architetto o ingegnere 30 enne con i suoi studi scolastici, e qualche, pochi anni di lavoro possano in qualche ramo dell'edilizia avere maggiori capacità di un geometra e un perito cinquantenne... nemmeno di un impresario non diplomato magari saggio esperto ed onesto. Ricordo agli architetti di non dimenticare mai prima di dare giudizi ai non titolati, che Michelangelo e Leonardo da Vinci non erano laureati ma solo "ragazzi di bottega" e hanno lasciato il segno nel nostro mondo, con le attuali regole forse non avrebbero avuto modo di farlo e ci saremmo persi l'opera di due geni di tale portata. Quindi Ok i titoli ma non dimentichiamo che le capacità e le esperienze valgono molto di più.
- COME E' LA SITUAZIONE ATTUALE IN CAMPANIA, INOLTRE GIRA VOCE DI UNA RIAPERTURA DEI TERMIINI DEL CONDONO DEL 2003
CICCIO - 16/05/2010salve a tutti non facciamoci calpestare i nostri diritti, c'e lo stanno rifillando, proproniamo un referendum nazionale per l'abbattimento dell'art. 5 del D. l 25 marzo 2010, n. 40. Cmq nn sono certo ma sembra che su una vecchia L di Bassolino (una delle rare cose buone che ha fatto) la Campania non rientra nel piano nazionale ma resta col vecchio decreto del 380.poi volevo sapere notizie in merito alla riapertura dei termini del condono del 2003 a livello nazionale e campano. Grazie
- E facciamola finita!
Andrea Tugnoli - 15/05/2010Guardiamo a cosa succede in Inghilterra: CHIUNQUE può progettare un edificio o un intervento parziale. PERO' per ottenere il rilascio del permesso di costruire DEVE discuterne i principi e il metodo di calcolo di persona e davanti a una commissione tecnica comunale a cui deve dimostrare - dati alla mano - di avere rispettato nel progetto tutte le norme vigenti in materia. Io personalmente come ingegnere progettista sarei prontissimo a farlo: ho sostenuto 29 esami all'università, Se dall'altra parte del tavolo ci fossero dipendenti pubblici competenti in materia di urbanistica e di sismica sarei felicissimo di spiegare loro i principi che hanno ispirato il mio progetto ed i calcoli che lo hanno generato. Un privato cittadino vuole essere padrone in casa popria e sostituirsi al progetista? in un sistema di quel tipo sarei felicissimo di dirgli: prego si accomodi. Ma se per sottrarsi a tutto questo gli basta pagare al Comune 258 Euro beh allora vale il commento di mio padre al quale raccontavo l'andazzo, che ha detto: ma cosa t'ho fatto studiare a fare? Ing. Andrea Tugnoli - Calderara di Reno (BO)
- Manutenzioni edilizie, per fortuna siamo in Sicilia
arch Giuseppe Vella - 15/05/2010Invio un mio personale contributo,sull'argomento, pubblicato su un sito web: http://www.agrigentoflash.it/2010/05/11/manutenzioni-edilizie-per-fortuna-siamo-in-sicilia/
- SEMPLIFICAZIONE
PAOLO - ARCHITETTO - 14/05/2010SEMPLIFICAZIONE: _TOGLIERE I TRENTA GIORNI PRIMA DELL'INIZIO LAVORI ALLA DIA; _ESTENDERE LA DIA O RENDERLA ALTERNATIVA AL PERMESSO A COSTRUIRE A TUTTI GLI INTERVENTI ANCHE DI NUOVA COSTRUZIONE CONFORMI AL PIANO; _ELIMINARE L'ISTITUTO DELLE VARIANTI I PROGETTI SE CONFORMI AL PRG POSSONO VARIARSI LIBERAMENTE FINO ALLA FINE DEI LAVORI CON LA QUALE SI FA LA RICOGNIZIONE DEL REALIZZATO E SI PAGA L'EVENTUALE DOVUTO; _TOGLIERE L'AUTORIZZAZIONE PAESAGGISTICA PER I LAVORI FINO ALLA RISTRUTTURAZIONE SENZA INCREMENTO VOLUMI E PER TUTTI GLI INTERVENTI ELENCATI NELLA PROPOSTA DI AUTORIZZAZIONE SEMPLIFICATA; _CON PIANI PAESAGGISTICI APPROVATI (OGGI) MANTENERE IL CONTROLLO SULLE AUTORIZZAZIONI PAESAGGISTICHE DA PARTE DELLA SOVRINTENDENZA SOLO PER VINCOLI DA DECRETO PER GLI ALTRI BASTA LA REGIONE O IL COMUNE; _LIMITARE IL PARERE DLGS 42/2004 TITOLO I° SOLO PER I VERI MONUMENTI VALUTATI PUNTUALMENTE E NON INDISTINTAMENTE PER TUTTO CIò CHE HA PIU' DI 50 ANNI E PER TUTTI I CENTRI STORICI; _TOGLIERE IL PARERE SANITARIO EDILIZIO DA INTERVENTI DI TIPO RESIDENZIALE, COMMERCIALE, UFFICI, PRODUTTIVI COMUNQUE SOTTOPOSTI A CONTROLLO ASL PER L'AVVIO DELLE ATTIVITA' EFFETTIVAMENTE INSEDIATA; _ABOLIRE LE PROVINCIE E CONSEGNARE LA PIANIFICAZIONE AI COMUNI SENZA INTERMEDIE PIANIFICAZIONI TRA REGIONE E COMUNI; _RIPRISTINARE IL DEPOSITO SISMICO E CHIARIRE L'AMBITO DI COMPETENZA DEL PROGETTISTA E DIRETTORE DEI LAVORI PER VARIANTI IN CORSO D'OPERA; _TOGLIERE AI GESTORI DEI SERVIZI PUBBLICI IL RICATTO DEL PARERE SUGLI INTERVENTI E RICONSEGRARE LA COMPETENZA AI COMUNI; _CHIARIRE CHE LE CONFERENZE DEI SERVIZI DECIDONO A MAGGIORANZA E CHE COMUNQUE L'ENTE PROPONENTE HA POSSIBILITA' DI MAGGIORE DECISIONE AUTONOMA DOTANDOSI DI OPPORTUNI PARERI; _E POI..... VALUTAZIONI AMBIENTALI, PARERI GEOMORFOLOGICI, PARERI ARPA, CONSORSI BACINO, AUTORITA' DI BACINO TUTTO IN CAPO AI COMUNI CHE NE CURA LA REGIA. _SANSIONI SIGNIFICATIVE, REALI E IMMEDIATE........POI SI FANNO I PROCESSI.....
- presa di posizione dell'ordine
luca - 14/05/2010Credo che alla fine sarà necessario che siano gli ordini ad intervenire con delle proprie norme per vietare deontologicamente i professionisti di firmare le perizie nella forma come prevista dalla legge se mancante di un accordo con il committente che preveda anche la direzione lavori e un verifica ( collaudo ) delle opere stesse. il problema della multa è secondario ( la dia in sanatoria costa poco di più ) resta l'eventuale insanabilità delle opere illeggittime.
12 maggio 2010
Un schermo elastico... da corriere.it
per leggere meglio in Braille
l'uso del computer per testi e immagini
06 maggio 2010
04 maggio 2010
03 maggio 2010
27 aprile 2010
26 aprile 2010
INCHIESTA ITALIANA Chi guadagna con la fabbrica delle buche-killer sulle strade
Oggetto: INCHIESTA ITALIANA Chi guadagna con la fabbrica delle buche-killer sulle strade
Inviato da Carlo tramite Google Reader:
tramite notizielibere di noreply@myblog.it (saverio174) il 25/04/10
INCHIESTA ITALIANA Chi guadagna con la fabbrica delle buche-killer sulle strade
A Roma censiti a marzo più di 240 tratti resi pericolosi dal manto dissestato. Così avvengono i trucchi: "Subito il catrame, poi lo strato si assottiglia". Per garantire la manutenzione lo Stato investe cinque miliardi ogni anno
ROMA - Sulle strade italiane muoiono ogni anno più di cinquemila persone. Come se un paese, o un quartiere, venisse cancellato di colpo. Il 30% delle vittime ha meno di trent'anni. Dati tristemente noti che delineano un fenomeno di enorme gravità, contro il quale le varie campagne di sensibilizzazione non sembrano incidere mai abbastanza. Ciò che si conosce meno è che tra le cause degli incidenti (mortali e no) pesa per il 20% il cosiddetto "ammaloramento" delle infrastrutture.
Ovvero, le condizioni - talvolta disastrose - delle nostre strade. Un problema che ha nell'asfalto, e nel suo continuo dissesto, una di quelle "emergenze nazionali" che non suscita l'attenzione riservata ad altri dissesti, ma che non risparmia niente e nessuno: grandi città e piccoli centri di provincia, arterie urbane e strade secondarie, aree industrializzate e zone rurali. Un'emergenza senza fine che provoca morti e feriti, costa ai cittadini centinaia di milioni di euro e fa di molti motociclisti una popolazione di traumatizzati reali o potenziali.
Sulla gravità degli incidenti causati dalle "buche-killer" c'è una casistica impressionante. È sufficiente ripercorrere la cronaca degli ultimi anni per imbattersi in una sequenza interminabile di incidenti, non di rado gravissimi. Eppure ogni anno, per la manutenzione della viabilità, lo Stato investe cinque miliardi di euro. I lavori stradali, rispetto all'ammontare degli appalti pubblici, rappresentano la più alta percentuale sia per gli interventi (il 30,6%) sia per l'ammontare economico (il 34%). Dunque un'industria di dimensioni considerevoli, che conta circa dodicimila imprese, il 14% del totale. Il solo Comune di Roma, maggiore "stazione appaltante" d'Italia, stanzia annualmente cento milioni di euro. Un fiume ininterrotto di denaro pubblico che però, in larga parte, nelle crepe dell'asfalto sembra letteralmente svanire. Dove vanno a finire questi soldi? Di chi sono le responsabilità se, oltre al decoro e all'immagine di una città, spesso non viene garantita neanche la sicurezza delle persone? E perché, cavalcando le proteste popolari, la politica fa di questo argomento un ariete elettorale che non porta quasi mai a soluzioni concrete?
Un business straordinario
La manutenzione delle strade viene definita "ordinaria" quando si occupa della riparazione. "Straordinaria" quando riguarda il rifacimento vero e proprio. In entrambi i casi è un business. Secondo Andrea Petrucci, imprenditore romano che copre l'intero ciclo dell'asfaltatura (dall'estrazione del basalto al lavoro finito), "i margini di redditività vanno dal 12 fino al 18-20%". Nel mondo dell'edilizia - spiegano alla Cgil - non c'è un altro comparto che garantisca ricavi così alti. Per questo gli appalti costituiscono una torta che alimenta gli appetiti dei "signori dell'asfalto", pronti ad aggiudicarseli con ribassi che spesso superano il 40%. Le cifre parlano chiaro: si prendono i lavori a un prezzo notevolmente inferiore alla base d'asta per poi risparmiare successivamente sui materiali, sulla manodopera e sul tempo, confidando nel fiume di appalti che, anno dopo anno, non s'interrompe mai. Insomma, c'è la sensazione che si giochi pesantemente sulla qualità delle opere. Senza dimenticare il capitolo dei controlli che gli enti appaltanti - a cominciare dai Comuni - dovrebbero eseguire con rigore e puntualità, pronti a contestare un lavoro difettoso. Ma questo sembra succedere di rado, e da qui nasce l'emergenza.
La capitale del pericolo
In un Paese che sulle emergenze ha saputo costruire un'industria, è proprio la Capitale a condensare tutti i peggiori aspetti di questo problema. È a Roma, più che in qualsiasi altra città italiana, che questa "calamità ridicola", come la definiscono sui siti internet migliaia di utenti inferociti, può svelare lassismi, inefficienze e grandi sprechi.
La Città Eterna, la metropoli che vuole il Gran Premio di Formula 1 e le Olimpiadi del 2020, e che gli inglesi hanno recentemente ribattezzato "tra le più sexy d'Europa", è ai primi posti nella classifica delle città italiane più pericolose per gli incidenti (in testa c'è Napoli, chiude Ferrara) e guida la graduatoria delle capitali europee con un distacco incolmabile sulla seconda: Copenaghen. Nel 2008, 190 morti e 24mila feriti per 18.181 incidenti. Cantieri stradali se ne aprono continuamente, ma le insidie, anziché diminuire, aumentano. Sandro Salvati, presidente della Fondazione Ania (l'associazione delle compagnie di assicurazione), li definisce black-point. Un modo elegante per dire "trappole". A marzo erano 243 i tratti "pericolosi per buche" censiti con la collaborazione dei romani. Nel 2009 erano 215.
"Per risanare davvero le strade della Capitale bisognerebbe spendere un miliardo e duecento milioni in cinque anni", afferma Eugenio Batelli, presidente dei costruttori romani (Acer). "Con i cento milioni che il Comune stanzia ogni anno - aggiunge - non si riuscirà mai ad andare oltre la soglia del minimo indispensabile". Poi, per spiegare la scarsa resistenza di molte manutenzioni, chiama in causa il traffico e la pioggia (eccezionali entrambi), i continui scavi delle società di sottoservizi (cavi e condutture), fino alla storia ultramillenaria della città.
Non la pensa così il sindacato. "Il rifacimento delle strade spesso non rispetta i capitolati d'appalto", dice Roberto Cellini, leader regionale della Fillea-Cgil. "Quanto a certi controlli dell'ente appaltante, ci risultano carenti e talvolta molto benevoli", aggiunge Marco Carletti, della stessa segreteria.
Ombre sulla qualità dei lavori? Comportamenti discutibili nelle imprese? Sospetti di inefficienza sui controlli degli enti e sui collaudi delle opere? Il punto sembra essere proprio questo. Perché si potrebbe pensare all'edilizia stradale come a uno di quei settori-giungla pieni di norme confuse. Niente di tutto ciò. Le regole sono capillari. "Sbagliare" è difficile. E infatti non di errori si tratta.
La regola del risparmio
I lavoratori dei cantieri - gli "asfaltisti" - non parlano volentieri. Sanno che basta un niente per perdere il posto. Ma alla fine, con qualche cautela, alcuni dei più esperti accettano di raccontare. E ci spiegano come, in molti casi, si svolgano realmente i lavori. Manutenzioni "a regola d'arte"? Non proprio.
"Le buche si ricoprono alla meno peggio e più se ne fanno in una giornata, più si guadagna. Se non ci comportassimo così, sarebbe un'attività poco redditizia". Mario L. ha 43 anni, è romano e fa l'asfaltista sia "a terra" che alla guida dei macchinari. Nei suoi vent'anni di edilizia stradale ha lavorato per imprese molto diverse, "ma tutte, pressappoco, con gli stessi metodi", dice seraficamente, quasi che il suo racconto non costituisca una rivelazione di metodi illegali, bensì la sintesi dell'ovvio. "Risparmiare sul materiale e sul tempo è la regola", aggiunge.
"Di solito - dice Marco R., cinquant'anni - quando rifacciamo una strada, si parte bene perché dobbiamo superare i primi controlli. Poi il geometra dell'impresa ci ordina "abbassa, abbassa", e allora lo strato d'asfalto steso dalla finitrice si assottiglia. Così si fa molto prima e si risparmia sul materiale. Se poi vengono altri controlli, vedo che i tecnici incaricati spesso sanno già su quali tratti fare i carotaggi".
"Non funziona così dappertutto", dice Fabrizio E., quarant'anni, asfaltista da quindici con esperienze in varie città italiane. "Ho lavorato in Piemonte, in Toscana e in altre regioni. Una situazione come quella romana non ha eguali. Si comincia rispettando il capitolato, ma poi, via via che si procede, meno asfalto, meno tempo, meno tutto...".
E minore qualità del lavoro. Si risparmia sul bitume e sui materiali più costosi. Si assottigliano gli interventi. Si tira via. Le riparazioni durano poco, le strade sono continuamente da rifare e l'amministrazione pubblica - di solito dopo le proteste dei cittadini - è costretta a correre ai ripari. Magari saltando dei passaggi fondamentali come indire regolari gare d'appalto. Ma così facendo, non si alimenta l'ennesimo circuito del profitto fondato sull'emergenza? L'anno passato la giunta comunale di centrodestra guidata dal 2008 dal sindaco Gianni Alemanno ha distribuito lavori per novanta milioni di euro. Con quali criteri? E perché ci sono state polemiche ed esposti alla Corte dei Conti?
Il cartello dell'emergenza
"Le polemiche sono pretestuose", afferma Fabrizio Ghera, assessore ai lavori pubblici. "Abbiamo riparato il 516% in più di strade rispetto alla precedente amministrazione e abbiamo stanziato il 400% di fondi in più".
Se qualcuno gli fa rilevare che però le buche sono aumentate, e che in alcune strade (esempio la centralissima via Nazionale) i lavori e i disagi non finiscono mai, e che perfino la pacatissima Associazione dei familiari vittime della strada ha dichiarato che sul dissesto il Campidoglio è in forte ritardo, l'assessore punta l'indice contro la giunta precedente: è sua la colpa, con quell'idea di affidare in concessione gli 800 chilometri di grande viabilità cittadina (sui 5.500 totali) a un solo gestore: il consorzio "Romeo-Vianini-Strade Sicure".
Revocato nel novembre 2008 il cosiddetto "appaltone Romeo", Alemanno e Ghera si sono messi a studiare un loro piano anti-dissesto. Nel frattempo pioveva, il traffico era quello di sempre, le buche si allargavano, la gente si arrabbiava. Alla fine, sollecitati anche dal prefetto, sindaco e assessore hanno proclamato "l'emergenza". Quindi avanti di gran carriera con la "somma urgenza". Ed ecco la raffica di appalti, molti dei quali - dicono i numeri ufficiali - a trattativa privata, il che significa scegliere direttamente le imprese, senza gara pubblica. Una procedura che, specie nelle opere più rilevanti, rischia di privilegiare un ristretto cartello di imprenditori. I "signori dell'asfalto". Interpellato su questo metodo che un po' ricorda le antiche pratiche della Prima Repubblica, l'assessore Ghera ripete monocorde: "A giugno 2009 è stata pubblicata la gara di 77 milioni di euro per la manutenzione della grande viabilità e abbiamo fatto ripartire i cantieri lasciati sospesi dalla giunta Veltroni. I vostri numeri sono sbagliati".
"No, i numeri sono proprio questi", controbatte Massimiliano Valeriani, presidente Pd della Commissione trasparenza del Comune, mostrando la documentazione che ha inviato alla procura della Corte dei Conti. "Tra l'altro, la legge fissa un tetto di 500mila euro per la trattativa privata, e solo in situazioni di reale emergenza. Qui siano ben oltre". Ma come si è arrivati a sfondare i tetti prestabiliti?
Il primato della trattativa privata
L'appalto in trattativa privata è una pratica che l'Autorità di controllo del settore considera subordinata a precisi criteri di urgenza ed efficienza. D'altro canto, per garantire la trasparenza del mercato, una via maestra c'è da sempre: la procedura aperta, ovvero la gara con bando pubblico. Ma dal 2007 al 2009, secondo i dati dell'Authority, i lavori appaltati dal Campidoglio con procedura aperta sono calati dal 36,8% al 13,8, e quelli a trattativa privata sono passati dal 28,4% al 74,9. Il che, in soldoni, significa essere balzati da 6 milioni di euro a 89 milioni. Una "esplosione", la definiscono un po' a mezza bocca gli esperti dell'Authority. Anche i loro dati sono "sbagliati"? Improbabile. Però potrebbero essere parziali, visto che l'Authority non ha ancora il quadro completo sulle aggiudicazioni del 2009. La sensazione è che la quantità dei lavori affidati discrezionalmente dal Comune di Roma potrebbe essere ancora maggiore. Da verificare se, nel frattempo, le strade saranno migliorate, rendendo la Capitale un po' meno insidiosa per i suoi abitanti e per i nove milioni di turisti che ogni anno la attraversano.
di LUIGI CARLETTI fonte repubblica
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23 aprile 2010
22 aprile 2010
Milano
il comune: progetto troppo oneroso, gli architetti trovi gli sponsor
Io, Abbado e la città: un sogno che finisce
Milano rinuncia agli alberi di Piano
Le città sono immobili. Talvolta bellissime, ma immutevoli come le pietre di cui sono fatte: sono i suoni, gli odori, la gente e gli alberi ad animarle. Tutto ciò che è effimero e cambia le rende sempe nuove e inattese, le tiene vive. Mi chiedo cosa sarebbe a Parigi Place des Voges senza i tigli.
Ci passo sotto tutte le mattine andando in studio, scandiscono il passare del tempo e il susseguirsi delle stagioni: è una delle tante cose che gli alberi fanno in una città. Mi domando se continuerei lo stesso a passarci ogni mattina, oppure se cambierei strada per incontrare altri alberi. Un delicato gioco d’equilibrio, un’alchimia tra durevole e passeggero; forse è questo il segreto di una città felice? Sono architetto, e naturalmente sono innanzitutto sedotto dalla città costruita: la sua è una bellezza edificata dal tempo. È il tempo che rende le città così complesse e così ricche, specchio come sono di infinite vite vissute tra le loro mura. Le città belle sono una delle più straordinarie e complesse invenzioni dell’uomo, veri monumenti allo stratificarsi del tempo. Ma sono gli alberi a scandire il tempo che ha reso belle queste città. Sono loro la finestra aperta sul ciclo della natura, che poi è anche il ciclo non eterno della nostra vita. E ci ricordano che anche noi facciamo parte della natura, con tutte le conseguenze del caso. Per questo guardare un albero in un dialogo silenzioso è una piccola ma profonda seduta di autoanalisi. Un momento di silenzio e di meditazione, una breve pausa dedicata allo spirito. Con gli alberi si stringe un patto di complicità contro il tempo che passa. Si scambiano promesse alla fine di ogni stagione, e ci si dà appuntamento al ritorno di quella successiva. Piantare gli alberi in città è un gesto d’amore, ma è anche un gesto generoso che altri godranno dopo di te. Nel farlo sai che solo tra cinquant’anni quell’albero sarà adulto e svolgerà la sua straordinaria missione. Se ne era già accorto Cicerone quando scriveva «Serit arbores, quae alteri saeclo prosint» (i vecchi piantano alberi che gioveranno in un altro tempo).
Niente di nuovo, ma non bisogna dimenticarlo. Sembra un gesto umile e semplice ma è un gesto carico di significato e di fiducia nel futuro. Ci sono alberi antichissimi, come il pino di Matusalemme in California o l’abete rosso Old Tjikko al confine tra Svezia e Norvegia, che sono cresciuti quando l’uomo non aveva ancora inventato la ruota. Neppure il deserto del Sahara esisteva, e l’Europa del Nord era mezza coperta dai ghiacciai. Italo Calvino, cresciuto col padre botanico sulle alture di Sanremo, fa vivere la sua intera vita al giovane Barone Rampante sugli alberi di Valle Ombrosa, in Liguria, per ribellione e per scelta poetica. Ed il giovane Barone vive, si innamora, milita e viaggia sino in Spagna senza mai scendere dagli alberi. Straordinaria metafora della magia degli alberi, che anche in città rappresentano una parentesi di trascendenza... Ma la città ha bisogno di alberi anche per una ragione molto più pratica e concreta. C’è un effetto termico detto effetto città per cui la pietra, i mattoni e l’asfalto si infuocano d’estate elevando la temperatura media di 4/5 gradi. Questo effetto è enormemente mitigato da un importante presenza di alberi e dal loro fogliame. L’ombra sotto gli alberi non crea solo uno straordinario spazio urbano e sociale, ma abbassa anche la temperatura in modo considerevole. Gli alberi contribuiscono anche a modificare l’umidità relativa verso un maggior conforto fisico. Infine collaborano, come è noto, all’assorbimento del CO2 emesso dal traffico. Per fare un esempio, 100mila alberi compensano lo smog prodotto da 5.000 automobili. Se vogliamo quindi che le città diventino luoghi più vivibili, e che non facciano pagare un eccessivo prezzo al loro essere luoghi di vita associativa e di scambio, allora hanno anche bisogno degli alberi che così assumono un ruolo tutt’altro che decorativo.
Ho lavorato su questo tema, come architetto e urbanista, in molte città in giro per il mondo, fianco a fianco con straordinari botanici e uomini di scienze. Mi sono sentito dire che gli alberi in un contesto urbano hanno bisogno di terra per le radici, e gliela abbiamo data. Mi sono sentito dire che gli alberi in città soffrono, e abbiamo trovato il modo di farli stare bene. D’altronde, se soffrono gli alberi figuriamoci la gente e i bambini. Mi hanno fatto notare che alcuni alberi provocano allergie, e abbiamo selezionato piante che non emettono pollini. E poi che perdono le foglie, e bisogna raccoglierle: giusto. E poi che coprono le insegne dei negozi: vedete voi. E infine, che rubano spazio ai parcheggi per le automobili. E su questo hanno ragione: gli alberi prendono inevitabilmente il posto dei parcheggi e del traffico automobilistico. Ma è proprio quello che ci vuole: questo è l’aspetto più importante, nella visione umanisticamente corretta delle nostre città nel futuro. Occorre assolutamente salvarle dal traffico e dall’enorme quantità di parcheggi che le stanno soffocando. Più parcheggi si fanno e più traffico si attira, come la fisica insegna. Alcune città più dotate di trasporti pubblici l’hanno capito: a Londra è vietato costruire parcheggi in centro, a Stoccolma per disincentivare l’uso dell’auto una fermata del tram non è mai più lontana di trecento passi, e se il mezzo non arriva entro venti minuti il passeggero mancato ha diritto al taxi gratis. Occorre mettere tutte le risorse per costruire trasporti pubblici e dotare le nostre città di parcheggi di cintura. È chiaro che gli alberi in città hanno un ruolo importante in questa visione. C’è chi, cinicamente, dice che questo non avverrà mai. Scommettiamo che sì? È ormai inevitabile: spendiamo meno in parcheggi e sottopassi, e investiamo nel traffico pubblico.
E poi costruiamo una cintura verde come baluardo alla crescita scriteriata ai bordi delle città, rinforziamo i parchi urbani, cogliamo ogni possibile occasione di riconversione industriale o ferroviaria per aumentare gli spazi verdi e sfruttiamo ogni occasione ragionevole per dotare di alberi le strade, le piazze, i viali dei centri urbani. Così salveremo le città. Insomma, bisogna piantare alberi nelle città, e bisogna farlo con le Soprintendenze, perché si deve valutare ogni volta il rapporto sottile tra la città costruita, storia e monumento, e l’effimero degli alberi che cadenzano le stagioni. Gli alberi così fragili e vulnerabili diventano testimoni di una rivoluzione che è ormai irrinunciabile. Cito ancora Calvino, che nelle Città Invisibilici esortava a riconoscere in ogni città, anche la più brutta, un angolo felice. E in un angolo felice c’è sempre un albero.
Così quando Claudio Abbado, con la sua ormai famosa richiesta di remunerare «in natura» il suo ritorno alla Scala, mi chiese di aiutarlo a piantare alberi a Milano risposi con entusiasmo. Non solo perché c’e un nesso tra gli alberi e la musica (ambedue nel segno della leggerezza, del momentaneo e del passeggero) ma anche perché sono metafora di una visione diversa del futuro nostro e delle nostre città bellissime. Certi progetti hanno bisogno di un grande disegno e non sempre le amministrazioni ne sono capaci. Ho pensato che con gli alberi a Milano si potesse ricreare quell’equilibrio che è il segreto di una città felice. Anche perché si sta preparando all’Expo 2015, proprio sul tema della natura e della sostenibilità. Purtroppo devo prendere atto che la città di Milano non intende proseguire su questa strada. Peccato.
21 aprile 2010
Bankitalia: le famiglie più povere
Bankitalia: le famiglie più povere
Scritto da Massima Di Paolo il 10 febbraio 2010Bankitalia ha pubblicato uno studio dal quale emerge che le famiglie italiane, a causa della crisi, nel biennio 2006-2008 hanno visto il reddito medio contrarsi di circa il 4 per cento. Il 20 % delle famiglie ha un reddito mensile inferiore a circa 1.281 euro, il 10 % superiore a 4.860 euro. I lavoratori indipendenti ne hanno risentito di più rispetto ai dipendenti e agli individui in condizione non professionale. Inoltre, la contrazione è stata maggiore per gli individui di età inferiore ai 55 anni ed in particolare per quelli con meno di 45 anni.
Fonte: www.unità.it
Articolo prelevato da Lavoro e Diritti - http://www.lavoroediritti.com
Link all'articolo: http://www.lavoroediritti.com/2010/02/bankitalia-le-famiglie-piu-povere/
20 aprile 2010
STRADE DI FRANCIA : palla per Gordon
> Post: palla per Gordon
> Link: http://stradedifrancia.blogspot.com/2010/04/palla-per-
> gordon.html
FISCO: GDF SCOPRE MAXI EVASIONE. SEQUESTRATO FONDO IMMOBILIARE DA 20 MLN
FISCO: GDF SCOPRE MAXI EVASIONE. SEQUESTRATO FONDO IMMOBILIARE DA 20 MLN
(ASCA) - Roma, 26 mar - La costante attivita' di repressione degli illeciti fiscali condotta dalla Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Napoli, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Noia, ha consentito ancora una volta di conseguire significativi risultati, in termini di sottrazione alla disponibilita' degl'indagati, gia' nella fase delle indagini preliminari, di beni equivalenti per valore al profitto conseguito con la loro condotta criminale.
E infatti, utilizzando il meccanismo della confisca di beni equivalenti, per valore, al profitto conseguito con alcune tipologie di reato, introdotta con la legge finanziaria del 2008, Procura della Repubblica e Guardia di Finanza hanno gia' raggiunto importanti risultati, attraverso provvedimenti emessi dal G.I.P. di Noia, nel settore di sequestri di denaro contante, immobili, partecipazioni societarie ecc. Un particolare risalto va dato all'attivita' eseguita ieri, in cui Ufficiali di P.G. in servizio presso la Guardia di Finanza di Napoli, nell'ambito di indagini coordinate dall'Autorita' Giudiziaria di Noia, hanno dato esecuzione al sequestro preventivo, disposto dal giudice per le indagini preliminari, di quote di un fondo d'investimento immobiliare di proprieta' di Fedele Ragosta e Anna Maria Iovino, per un valore di 20,6 milioni di euro. Il fondo, in realta' dotato di risorse di ben maggiore entita', detiene quote per l'intera proprieta' di alberghi ed immobili di prestigio siti in Roma, nella Costiera Almalfitana ed a Taormina.
La misura cautelare reale, spiega una nota, fa seguito all'accertamento di una rilevante evasione all'IVA da partre di societa' del Gruppo Ragosta, operanti nel settore della produzione e commercializzazione di metalli ferrosi.
Le indagini hanno consentito di individuare un complesso sistema di frode ai danni dell'Erario, mediante il ricorso a crediti IVA inesistenti per 146 milioni di euro, sorti a fronte di operazioni commerciali fittizie pari a 730 milioni di euro.
Si e' dunque accertato in altre parole, che, utilizzando una societa' del gruppo esclusivamente a questo fine, gli amministratori del gruppo avevano costituito un imponente - come detto, quasi 150 milioni di euro - credito Iva sulla base di operazioni commerciali del tutto inesistenti ( per circa, come detto, 730 milioni di euro).
L'articolato disegno criminoso prevedeva poi la monetizzazione del credito IVA mediante la successiva compensazione con il debito d'imposta sorto in capo alle societa' effettivamente operative, tutte componenti del gruppo Ragosta. Queste dunque, risparmiavano gli esborsi per buona parte di quei 150 milioni che avrebbero dovuto versare all'erario per l'IVA sulla propria attivita'.scomputandoli dal credito cosi illecitamente procurato.
Il principio del 'tempus regit actum' ha imposto la riduzione del sequestro alla sola somma indicata (20 milioni di euro) rispetto a quella effettivamente lucrata dal gruppo, per complessi motivi di successione delle leggi penali nel tempo.
Gli ulteriori e piu' approfonditi accecamenti di polizia giudiziaria, condotti anche attraverso lo strumento delle indagini bancarie, hanno permesso di acclarare che il profitto dell'evasione e' stato successivamente immesso nelle societa' immobiliari di famiglia, per essere reinvestito nell'acquisto di lussuosi alberghi e immobili siti su tutto il territorio nazionale, alcuni dei quali dati in affitto ad Enti Pubblici.
res/sam/bra
(Asca)
Chiedi alla polvere ....considerazioni sul vulcano islandese e il lavoro
19 aprile 2010
16 aprile 2010
14 aprile 2010
Il liberismo ha i giorni contati (Baustelle)
Di conseguenza andiamo in cerca
di rivoluzioni e vena artistica
Per questo le avanguardie erano ok,
almeno fino al ’66
Ma ormai la fine va da sé
E’ inevitabile
Anna pensa di soccombere al Mercato
Non lo sa perché si è laureata
Anni fa credeva nella lotta,
adesso sta paralizzata in strada
Finge di essere morta
Scrive con lo spray sui muri
che la catastrofe è inevitabile
Vede la fine in metropolitana,
nella puttana che le si siede a fianco
Nel tizio stanco
Nella sua borsa di Dior
Legge la Fine nei saccchi dei cinesi
Nei giorni spesi al centro commerciale
Nel sesso orale, nel suo non eccitarla più
Vede la Fine in me che vendo dischi
in questo modo orrendo
Vede i titoli di coda nella Casa e nella Libertà
E’ difficile resistere al Mercato, Anna lo sa
Un tempo aveva un sogno stupido:
un nucleo armato terroristico
Adesso è un corpo fragile
che sa d’essere morto e sogna l’Africa.
Strafatta, compone poesie sulla Catastrofe
Vede la fine in metropolitana,
nella puttana che le si siede a fianco
Nel tizio stanco
Nella sua borsa di Dior
Muore il Mercato per autoconsunzione
Non è peccato, e non è Marx & Engels.
E’ l’estinzione, è un ragazzino in agonia.
Vede la Fine in me che spendo soldi
e tempo in un Nintendo
dentro il bar della stazione
e da anni non la chiamo più.
(Grazie a Culodigomma per questo testo)
[ Il Liberismo Ha I Giorni Contati Lyrics on http://www.lyricsmania.com/ ]
13 aprile 2010
Medicina del Lavoro : Valutazione e gestione del rischio da stress lavoro-cor...
> Post: Valutazione e gestione del rischio da stress lavoro-correlato:
> guida operativa
> Link: http://medicocompetente.blogspot.com/2010/04/valutazione-e-gestione-del-rischio-da.html
12 aprile 2010
Si configurano cellulari, meglio se col simbolo della mela morsicata..
09 aprile 2010
08 aprile 2010
07 aprile 2010
Dalla cornice...
...a 19 pollici
espandi | comprimi
Edilizia
DPR 380/01 testo unico dell'edilizia
'67: obbligo di licenza opee di urbanizzazione
'77: legge Bucalossi: Ius edificandi, concessione comunale a titolo oneroso
clud rev. lisp
da 047
08.458/spt/RDR
Certificazione energetica edifici
DM n. 158 del 2009
Linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici
DPR 2 aprile (59/09)
UNI/TS 11300 UNIEN ISO 13790:2008
Infissi
EN 10077-2
ENWA 6060
EN 576-3
Verificare se fattibile rimbordo cc E. xxx a fine Aprile
Azzerati:
SPA
Centro Commerciale
Elenco di nomi
06 aprile 2010
Giornata di lavoro aperta a tutti i soci e simpatizzanti del gruppo “Le Tracce"
tramite BeppeBlog di Beppe il 05/04/10
Il gruppo naturalistico Le Tracce organizza una giornata di lavoro aperta a tutti i soci e simpatizzanti del gruppoper domenica 11 aprile 2010. L'amico Fausto de Stefani, alpinista di fama mondiale, sesto uomo al mondo ad avere scalato tutti gli ottomila, presidente di Mountain Wilderness naturalista, fautore di 4 scuole per bambini di strada in Nepal (progetto alla quale ha partecipato anche il nostro gruppo e Marco Paolini), impegnato nel diffondere un messaggio di conoscenza e protezione ambientale nelle scuole, ha ereditato un bosco sulle colline nella zona di Desenzano del Garda.
Lo sta ripulendo per trasformarlo in un bosco didattico per proporre un percorso tematico ai ragazzi delle scuole e non solo. Abbiamo aderito all'iniziativa e vorremo contribuire dandogli una mano. Si tratta di andare lì e trascorrere una domenica lavorando nel bosco. Un'occasione più unica che rara di trascorrere una giornata con un grande personaggio della montagna, sentendoci parte di un progetto che va a seminare cultura ambientale per le generazioni future.
Chiediamo a tutte le persone interessate (capaci di lavorare con le mani e disposte a far fatica) di partecipare a questa uscita munite solo di guanti da lavoro e vestiti con abiti alla "bona" (da lavoro, consunti e sdruciti, perché tali saranno al termine della giornata!). Se c'è qualcuno che ha e può portare un motosega, ben venga. Naturalmente bisogna portarsi cibo al sacco e da bere.
Sono bene accette torte, vino, pane, formaggio, salami…, chi non può contribuire lavorando, può sempre fare da vivandiere. Per motivi organizzativi abbiamo bisogno assolutamente di avere conferma telefonica della vostra partecipazione allo 0423.496114 (senza lasciare messaggi, ma parlando direttamente con Vittorino Mason). La partenza è fissata per le 6.30 di domenica 11 aprile (solo con bel tempo) con ritrovo presso il piazzale del centro commerciale Giorgione (Coop) davanti al cimitero in Via Borgo Valsugana a Castelfranco Veneto.
Saluti da Vittorino Mason e Piera Biliato
02 aprile 2010
Autodesk continua a supportare la Open Source Community
Pubblicato da Maurizio Simoni a 08.33
Etichette: AutoCAD
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